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e Spagna rifiutano l'estradizione di cittadini italiani "contumaci" Intervista a Stefano Surace Non è affatto colpa delle autorità francesi e spagnole se le migliaia di cittadini italiani condannati in Italia in contumacia, e che si trovano in Spagna, non vengono estradati; ma esclusivamente dell'Italia, che si ostina, per ragioni divenute decisamente sospette, a tenere in piedi un'aberrazione giuridica come le condanne contumaciali, rigettate da tutti i paesi civili poichè viola principi fondamentali del diritto Abbiamo avuto il privilegio di intervistare sull'argomento un celebre intellettuale italo-francese: Stefano Surace, il giornalista e scrittore (nonchè maestro di arti marziali di fama mondiale) che a suo tempo da Parigi sensibilizzò con successo i vari governi europei e la Corte europea per i diritti del'uomo sul grave problema; e che attualmente è per qualche tempo a Napoli
NAPOLI (Italia 2) - Com'è noto, nel corso della visita a Napoli del premier spagnolo Aznar è venuto al pettine il nodo delle autorità spagnole che rifiutano sistematicamente di estradare in Italia i cittadini italiani condannati nel nostro paese in contumacia e che si trovano in Spagna. Non si tratta di tre o quattro casi, ma di circa... un paio di migliaia ! Certe nostre autorità, e di conseguenza buona parte della stampa italiana, sembrano rimproverare alla Spagna, con toni più o meno velati ma talora abbastanza espliciti, di «proteggere» queste persone, fra cui ci sarebbero dei grossi mafiosi. La Spagna, insomma, sarebbe diventata il paradiso dei mafiosi, che vi godrebbero di piena impunità a due passi dall'Italia. Un luogo dove persone che sono state condannate per reati anche gravissimi possono vivere in modo legale. I più diplomatici, per spiegare la faccenda, parlano di «contrasti derivanti dalla storia degli ordinamenti dei due paesi», per cui ci vorrebbe una sorta di «adeguamento reciproco» delle loro legislazioni... Non mancando peraltro di sottindendere che sarebbe soprattutto la Spagna a doversi adeguarsi alla nostra. Il capo del governo italiano, Giuliano Amato, ha dichiarato alla stampa che uno dei risultati concreti del vertice italo-spagnolo a Napoli è che un gruppo di lavoro comune «costituito dai rispettivi ministri degli interni e della Giustizia affronterà il problema dei tanti latitanti italiani rifugiatisi in Spagna». E il ministro dell'interno Enzo Bianco gli ha fatto eco. La situazione non appare comunque molto chiara. Così, avendo appreso che in questo periodo si trova a Napoli Stefano Surace, il giornalista italo-francese che da Parigi sensibilizzò a suo tempo sul grave problema i vari governi europei e la Corte europea per i diritti dell'uomo, non ci siamo lasciati sfuggire l'occasione per chiedergli di incontrarlo, e porgli alcune domande. L'incontro è avvenuto al " Gambrinus , a Piazza Trieste e Trento.
Italia 2 - Che ne pensi di questa storia degli Italiani condannati che non vengono estradati dalla Spagna ? Stefano Surace - Decisamente, è incredibile come si cerca di manipolare certe cose, fino a ribaltarne il significato. In realtà, se quei cittadini italiani non vengono estradati la colpa non è affatto della Spagna, ma esclusivamente dell'Italia. In realtà, se quei cittadini italiani non vengono estradati la colpa non è affatto della Spagna, ma esclusivamente dell'Italia. Italia 2 - Perchè ? Surace - A causa di certi aspetti decisamente aberranti del nostro attuale sistema giuridico, ereditati da passati regimi, ma che quello repubblicano subentrato dopo la seconda guerra mondiale si è ben guardato dall'eliminare. Si tratta di aspetti che violano gravemente principi fondamentali del diritto. Sarebbe facilissimo porvi rimedio, ma si continua a tenerli in piedi, malgrado le ripetute condanne della Corte europea per i diritti dell'uomo, con una pervicacia divenuta altamente sospetta, Italia 2 - In che senso? Surace - In qualsiasi altro paese civile non si può condannare qualcuno (o, comunque, non lo si può condannare in modo definitivo) se non è stato presente al processo. In Italia invece lo si può tranquillamente, e questo è una fonte di abusi su larga scala, talora gravissimi. Italia 2 - Ma se è l'accusato stesso che si sottrae al processo rendendosi, per esempio, uccel di bosco... Surace - Neanche in questo caso si può condannarlo. Nessuno è tenuto ad andare volontariamente contro se stesso presentandosi al carnefice, o comunque ad un tribunale che potrebbe attribuirgli una pesante condanna. E' diritto fondamentale di ogni essere umano mettersi al riparo da una tale possibilità. Non si può obbligare nessuno, ripeto, ad andare contro se stesso. Specie poi in un sistema giudiziario come quello italiano, in cui si rischia di sorbirsi vari anni di galera in condizioni scandalose prima di essere riconosciuto innocente... Italia 2 - Ma allora le condanne che vengono emesse senza che l'imputato sia presente non sarebbero valide? Surace - Semplicemente, non possono considerarsi condanne. Un processo è costituito da tre elementi indispensabili: l'accusatore, l'accusato e il giudice. Se ne manca uno - per esempio l'accusato - non può considerarsi un vero processo. Nè la " condanna " che ne risulta è una vera condanna. Si tratta di un principio fondamentale, inderogabile del diritto, mirante ad evitare che si possa condannare qualcuno senza che si difenda, facendolo passare per colpevole mentre è innocente e appioppandogli condanne arbitrarie. Principio adottato da tutti gli altri paesi civili. Italia 2 - Eccetto l'Italia... Surace - Eccetto l'Italia. E non a caso. Italia 2 - Ma in conclusione cosa si dovrebbe fare? Quello che si fa negli altri paesi civili : non si deve condannare una persona se non è presente al processo. Al massimo, come si fa in Francia, se in un processo vi sono diversi accusati di cui alcuni non presenti (perchè, come suol dirsi, "contumaci" o "latitanti") si possono dare anche a questi ultimi formalmente delle condanne, che però per essi non possono diventare definitive. Se in seguito il condannato si presenta volontariamente, oppure è catturato, il processo viene rifatto in sua presenza. Italia 2 - E come mai in Italia, invece... Surace - Per la verità anche in Italia, "culla del diritto" (ma ormai divenutane purtroppo la tomba) vigeva lo stesso principio fondamentale. Fino a quando, prima della seconda guerra mondiale, negli anni 30, certi giuristi per mettere facilmente nell'impossibilità di nuocere gli oppositori al regime dell'epoca, pensarono bene di introdurre quel criterio antigiuridico che permetteva di "processare" e condannare definitivamente anche un accusato assente dichiarandolo, appunto, " contumace ". Italia 2 - E... funzionò? Surace - Eccome. Mostrò largamente la sua efficacia nei confronti di accusati che si chiamavano, per esempio, Pietro Nenni, Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, Luigi Sturzo, Giorgio Amendola... Alcuni di costoro si trovarono in galera per anni senza che fossero mai stati visti al processo; ed altri, per non subire la stessa sorte, dovettero riparare all'estero, Francia e Stati Uniti soprattutto. Italia 2 - Ma una volta finita la guerra e instaurata la repubblica... Surace - Finita la guerra molte cose cambiarono in Italia, ed anche si ribaltarono. Saragat e Pertini, i condannato «in contumacia» rifugiatisi in Francia, divennero perfino Presidenti della repubblica italiana. Ma, stranamente, quel criterio antigiuridico che era stato loro applicato non fu eliminato dal nuovo regime repubblicano ... Italia 2 - Cosa vuoi dire? Che faceva comodo anche al nuovo potere? Surace - Si è costretti a pensarlo. Lo Stato italiano si tenne infatti tenacemente ben stretta questa aberrazione, benchè condannato più volte per questo dalla Corte europea per i diritti dell'uomo. Che gli ha ingiunto, come in suo potere, di rientrare nella legalità rispettando quel principio fondamentale. Ma l'Italia non ha ancora ottemperato, restando così in piena illegalità. Non c'è da sorprendersi che l'Italia veda ormai inesorabilmente rigettate dagli altri Paesi la sue volenterose richieste di estradizione di italiani "condannati" nella Penisola in contumacia (cioè, in realtà, illegalmente). Il bello è che negli ultimi tempi si era anche riusciti a trascinare certe autorità spagnole su posizioni dubbie, convincendole ad accordare l'estradizione quando l'Italia dimostrava che il condannato, benchè assente, era a conoscenza dell'esistenza del processo essendone stato avvisato, ed era stato assistito da un difensore di fiducia... Ma nel marzo scorso Il Tribunal costituzional spagnolo (corrispondente alla nostra Corte costituzionale), con conforme parere della stessa pubblica accusa, (il "fiscal" Eduardo Fungairino, corrispondente al nostro pubblico ministero) ha tagliato corto, bloccando bruscamente questa deriva verso l'illegalità di Stato all'italiana. Affermando in tutte lettere che "l'istituto italiano della contumacia colpisce il contenuto essenziale dell'equo processo, intaccando la dignità umana". Più chiaro di così... In effetti innanzitutto le "notifiche" come sono fatte in Italia sono puramente virtuali, basate su presunzioni del tutto teoriche, che non danno vere garanzie che l'interessato ne venga realmente a conoscenza. Ma soprattutto il problema non è solo quello che l'accusato deve essere informato del processo, ma che ha il diritto di non presentarsi anche se ne è informato. E la sua presenza non può essere sostituita da un difensore d'ufficio o di fiducia, poichè l'accusato - elemento indispensabile del processo - è lui e non il difensore. Non c'è da sorprendersi se i «negoziati» appaiono «difficili»... Italia 2 - Sappiamo che conosci bene la questione poichè anche per te, a suo tempo, l'Italia si trovò in un grosso problema del genere, ma nei confronti della Francia. (NdR. É bene ricordare a questo proposito, specie per le nuove generazioni, che le inchieste e le campagne di stampa che Surace effettuava in Italia come giornalista e scrittore negli anni 60 e 70 erano particolarmente "scomode" per certi ambienti e personaggi politici ed economici italiani molto "in alto", dalle attività non precisamente confessabili. Non si riusciva a farlo condannare normalmente, poiché le sue inchieste erano ben documentate. Gli furono tuttavia lanciati degli ordini di cattura per pretesti reati a mezzo stampa, sicché dovette riparare in Francia. Dopodiché gli si lanciò, in sua assenza, una vera valanga di condanne, appunto "contumaciali", sempre per pretesi reati a mezzo stampa, per un totale di ... diciotto anni di galera (neanche per un assassinio efferato ; che, grazie all'aberrazione giuridica di cui sopra, furono dichiarate subito definitive ed esecutive. Senonchè...) Italia 2 - E che successe con la Francia? Surace - Che la magistratura francese considerò semplicemente "inesistenti giuridicamente" tutte (dico tutte) quelle condanne fasulle che mi erano state attribuite in Italia. Italia 2 - Sappiamo che addirittura il Presidente della repubblica francese, Jacques Chirac, ti decorò... Surace - Già. E sulla decorazione c'era inciso «Parigi a Stefano Surace» ... Italia 2 - Mica male come sberla a chi pretendeva in Italia di farti fare diciotto anni di galera! Sappiamo pure che fosti coperto di onori anche in Inghilterra, in Spagna e perfino in Giappone... Surace - Sono state cose molto gradevoli. Italia 2 - Ma le autorità italiane come reagirono in tutto questo ? Surace - La faccenda, che fece scalpore all'epoca in Europa - anche se in Italia si cercò di fare pudicamente il " black out " - attirò l'attenzione degli altri paesi, e della Corte europea, su questa aberrazione tutta italiana. Così, il nostro governo non tardò a rendersi conto di quanto l'"affaire Surace" danneggiasse all'estero l'immagine della Penisola. Ma, invece di affrettarsi a rientrare nella legalità modificando su quel punto la nostra legislazione, mi fu offerta ufficiosamente una grazia presidenziale, anche con l'attiva intermediazione di un benemerito prelato del Vaticano. Ma poichè la cosa non comportava una esplicita sconfessione ufficiale di quelle condanne da parte dello Stato italiano, rifiutai. Non sapendo cos'altro fare, lo stesso governo rinunciò a qualsiasi tentativo di estradizione nei miei riguardi, d'altronde senza speranza, ingiungendo ufficialmente agli organi "competenti" di astenersi dal tentare qualsiasi procedura in tal senso. Ma, quanto alle " procedure contumaciali ", continuò a tenerle in piedi... ed ora si lamenta che per esempio la Spagna non gli manda quei " condannati! Italia 2 - Ma una cosa che sembra assai strana, in tutto questo, è che l'Ordine dei giornalisti non prese le tue difese. Anzi... Surace - Eh sì. Quando espatriai in Francia, certi personaggi "di vertice" dell'Ordine dei giornalisti, invece di mobilitarsi in mia difesa come loro dovere preferirono, con una buona volontà degna di miglior causa, tentare di pugnalarmi alle spalle, radiandomi... E' una macchia che purtroppo resterà sempre su detto Ordine, grazie a quei singolari personaggi, poi peraltro allontanati da quei vertici. Tanto più che in seguito la Corte di Appello di Napoli e la Corte di Cassazione hanno dichiarato illecita la radiazione, l'Ordine ha dovuto reiscrivermi e quei personaggi si videro definiti sulla stampa "sicari sfortunati". Ed ora i miei legali hanno citato l'Ordine per 19 miliardi di lire, a titolo di risarcimento. Italia 2 - E quelle condanne per 18 anni di galera che fine hanno fatto, visto che sei quì in Italia? Surace - Anche la magistratura milanese, oltre a quelle napoletana e parigina, è intervenuta nel mio caso ed ha trovato modo di spazzar via anche per l'Italia quelle condanne fasulle. Mi ha così restituito il diritto di rientrare nel mio Paese d'origine, cosa di cui non mi privo anche se la mia residenza abituale resta Parigi. Attualmente per esempio mi trovo in questa bellissima e tanto calunniata Napoli, dove ho vissuto per tanti anni, per la quale mi sono tanto battuto, e che avevo una gran voglia di rivedere. Vi sto completando due miei libri. Italia 2 - Ne avrai da raccontare... Surace - Diciamo che probabilmente il lettore non si annoierà. Italia 2 - C'è da crederlo per chi come noi ha letto, per esempio, il tuo libro " Caro Pertini... " che nel 1982 fu premiato come " miglior libro dell'anno " da una giuria di giornalisti presieduta dal noto critico Mario Tilgher. Ma, a proposito, crediamo di ricordare che ci fu anche una petizione di intellettuali in Francia, su queste storie "contumaciali"... Surace - Sì, un gruppo di intellettuali italiani e francesi promossero una petizione alle autorità politiche della Penisola. I promotori erano l'italiano Federico Navarro, il francese Daniel Mercier e l'italo-francese Angelo Zambon. Prendendo spunto dal mio caso, vi denunciavano "gli abusi gravissimi che sono stati resi possibili dal fatto che in Italia è ancora in vigore un tipo di processo penale contumaciale che viola gravemente il diritto, consentendo fra l'altro di dichiarare definitive ed esecutive condanne emesse in assenza dell'accusato". Una petizione che ha contribuito molto a sensibilizzare sull'argomento i governi europei e la Corte di Strasburgo. Italia 2 - Ma, a questo punto, come si spiega che ci si ostini tanto a non far rientrare nella legalità il nostro sistema giudiziario mettendolo in regola su un punto così importante? Visto che, come dici, sarebbe facilissimo? A chi giova tenere in piedi questa situazione di illegalità ? Surace - La risposta può essere duplice. Da un lato questa storia giova a certo potere cui dà la possibilità di tenere i cittadini sotto la minaccia di "condanne definitive ed esecutive" senza che l'interessato possa realmente difendersi. È un modo assai comodo per criminalizzare qualcuno che "dà ombra". Se ne possono fare esempi a iosa, a tutti i livelli. Se ne possono fare esempi a iosa, a tutti i livelli. D'altro canto giova proprio a certi veri colpevoli che, grazie al fatto che questa aberrazione italiana impedisce agli altri Stati di estradarli, sono al riparo in qualsiasi altro paese civile (non solo in Spagna) da ogni possibilità di estradizione in Italia. Riparo che invece cadrebbe immediatamente se l'Italia eliminasse la suddetta aberrazione, per cui potrebbero essere giudicati con ogni possibilità di difendersi (specie se si modificherà anche il modo assai discutibile con cui si fanno attualmente i processi in Italia) e solo così essere eventualmente condannati. Come si vede, c'è un interesse congiunto a non far rientrare nella legalità il nostro sistema giudiziario, da parte di ambienti apparentemente assai distanti fra loro. Bisogna inoltre considerare che per molti attuali ambienti politici italiani di destra, di centro o di sinistra riesce difficile affrontare questo problema. Poichè se è vero che è stato il regime d'anteguerra a introdurre questa aberrazione, è anche vero che il successivo e attuale regime, che si presenta come democratico e repubblicano l'ha mantenuta, ed anzi protetta oltre ogni limite dell'assurdo. Ciò spiega ulteriormente le difficoltà anche psicologiche che si costatano per una riforma peraltro dovuta e semplicissima da realizzare.. Italia 2 - E allora, tutte quelle critiche alla Spagna... Surace - Si tratta di un semplice tentativo di presa per i fondelli nei confronti dell'opinione pubblica e della stampa. Si cerca, anche per salvare la faccia, di sviare l'attenzione dal vero nodo della questione, parlando di "negoziati in corso" per "adeguare le due legislazioni" quando in realtà non c'è niente da negoziare ma solo, per l'Italia, mettersi in regola col diritto. Con ciò, fra l'altro, si smetterebbe di coprire di ridicolo il nostro Paese, che non fa che prendere sberle (e si potrebbe anche dire sberleffi) da tutte la altre nazioni civili ogni volta che prova a chiedere un'estradizione per le sue ormai celeberrime condanne "contumaciali "... cioè fasulle. Quanto ai giuristi che fecero dell'Italia la " culla del diritto ", credo si rivoltino nella tomba. Si tratta di duemila anni di civiltà giuridica che sono mesi sotto i piedi, e proprio in Italia. Italia 2 - Grazie per le tue risposte molto precise, caro Surace. Ora ci sembra di vederci più chiaro. Siamo ben lieti si rivederti quì a Napoli, dove non abbiamo certo dimenticato le tue battaglie civili, che abbiamo molto rimpianto. E ora, quali sono i tuoi progetti per i futuro ? Surace - Oltre a completare quei miei due libri, ho una mezza idea di creare, nelle mie attività, una specie di ponte fra Parigi e Napoli, e anche Madrid, nelle migliori tradizioni storiche e culturali di queste tre città. Non bisogna dimenticare che Napoli rappresenta storicamente il punto principale di contatto, confronto e "brassage" fra tre culture particolarmente prestigiose : italiana, francese e spagnola. Il che crea legami particolari fra le tre città che vale la pena oggi di far riemergere per tante ragioni, anche molto pratiche. Ma preferisco per ora non parlarne. Lasciami intanto gustare questo mio ritorno a Napoli... Italia 2 - Una specie di... ritorno di Zorro, vista la tua "saga" così speciale ? Surace - Ah ah ! |
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